Semplice fermata o grande nodo di scambio?
Terza gara deserta per il Pigneto e niente stazione per il Giubileo. Ormai è certezza.
Tempi sempre più stretti, impossibile ritentare l’azzardo di finire entro il 2025. Nessuna offerta, neppure adesso che si poteva alzare la posta. Perché se i tempi non ci sono, non ci sono. Aumentare il budget può velocizzare alcuni processi con più impiego di manodopera e inserimento di turni notturni, ma non oltre un certo limite. Ci sono fasi, forniture, problematiche che hanno tempi incomprimibili, non si tratta solo di mettere più soldi.
Quindi la stazione per ora non si fa, l’iter è sospeso. E si può parlare della cosa più liberamente. La data giubilare era parsa una pretesa impossibile un po’ a tutti. Ma era fortissimamente voluta dalla giunta e si è tentato di arrivare a dama.
Peccato però che a farne le spese sia stato il progetto. Perché più che la voglia di fare presto, a noi non aveva convinto affatto il contenuto. Un progetto di minima, funzionale a fare prima ma di fatto una fregatura: sparito l’essenziale collegamento diretto con la metropolitana (posticipato al 2027) e soprattutto via le banchine da una delle due linee ferroviarie.
Una stazione dimezzata e un grande potenziale svilito per sempre, perché una volta tombata così la frittata è fatta. Non è che poi si smonta tutto e si ricomincia daccapo.
Insomma l’idea di realizzare l’opera purchessia per incassare un risultato ci era parsa una scelta poco lungimirante e alla lunga penalizzante per Roma, che sulla valorizzazione del sistema del ferro fonda la propria rete strategica di collegamenti e la possibilità di recuperare i suoi ritardi.
E anche il tema della necessità immediata della stazione era oggettivamente pretestuoso. Nell’anno giubilare, non saranno treni più lenti, con capienza e frequenza inadatte al trasporto urbano di massa, a farsi carico del collegamento Ostiense-Pigneto. A quello è indispensabile soprattutto l’apertura della fermata Colosseo di Metro C, prevista per il 2025. Quella sì da doversi chiudere assolutamente in tempo.
Ora che è venuta meno la fretta (perché non si aprirà il cantiere durante l’Anno Santo) si apre dunque un’opportunità: si può rimettere mano a quel progetto minimale.
Nel vallo del Pigneto passano due linee ferroviarie, che afferiscono a diverse direzioni e possono quindi offrire una moltitudine di servizi. La possibilità di fermata serve per entrambe le linee. Ancor più se immaginiamo un futuro possibile con le “metrovie”, le metropolitane ferroviarie che corrono sulla rete del nodo di Roma. Vogliamo che il Pigneto diventi il crocevia di questo traffico o che si limiti ad essere, per sempre, poco più di una stazione di sosta?
Anche perché a rendere ancora più grottesca la questione ci si è messo pure il tram G, che invece di fare uno scambio diretto al Pigneto girando dalla Prenestina in direzione del vallo, passa dritto sulla Casilina. Quindi lontano dallo scambio con la metro e la fermata ferroviaria. E, attenzione, occuperà gli spazi necessari a mettere le banchine anche su una delle due ferrovie che corrono verso Termini. Cioè quando si farà la prevista estensione della stazione Pigneto sul versante del Mandrione, avremo anche lì una sola sosta possibile anziché due.
Quindi, stante il programma attuale, una futura stazione con solo 2 possibilità di fermata su 4 linee che l’attraversano. Un tram che invece di scambiare con la metro e le due fermate ferroviarie, serve solo una ferrovia. Un tunnel di collegamento diretto con Metro C non considerato come prioritario e destinato alle calende greche.
Un disastro pianificatorio e progettuale, ci permettiamo di dire. Una tempesta perfetta.
Rimettere mano al progetto inserendo la doppia banchina, significa dunque eliminare solo una prima porzione del problema. Però la più grande. Perché dal Mandrione un tram si potrà sempre spostare, ma al Pigneto una volta chiuso il vallo quel che è fatto è fatto: se i quattro binari restassero come previsto con una banchina sola, sarebbe per sempre.
Si colga dunque l’inciampo delle gare deserte come una buona occasione per recuperare tutte le potenzialità del nodo con un progetto diverso. Come peraltro richiesto anche dalla Regione Lazio nell’ottobre 2023.
E per il tram, lo diciamo da tempo all’amministrazione: va cambiato il tracciato. Quello scelto non è farina del suo sacco, e può essere rivisto con ottime ragioni, e senza dover chiedere scusa a nessuno.
Non tarpiamo le ali al Pigneto. Oggi si è sparato un colpo a salve. Ma se non si cambia il progetto, quel colpo farà molto male.