di Paolo Arsena e Corrado Cotignano
Prende corpo l’ipotesi dell’instradamento della Roma Lido sulla Linea B. Quella che sulle prime può sembrare un’idea brillante, in realtà rischia di essere una grande occasione persa, in un’ottica di sistema: rinunciare in partenza alla possibilità di portare la Roma Lido a piazzale Flaminio. Vediamo perché.
Il progetto di instradamento della ferrovia Roma Lido sulla Linea B in discussione in questi giorni prevede lo sdoppiamento di entrambi i capolinea della linea B. In altre parole, si avrebbero due distinte linee metropolitane: la B che va da Rebibbia a Laurentina, e la E che corre da Jonio a Ostia Lido. Con la tratta Bologna-EUR Magliana in condivisione tra le due linee.
Al di là dell’effetto di accrescere la frequenza nella parte condivisa del tracciato, non vediamo altri benefici immediati rispetto alla trasformazione della Roma Lido in metropolitana autonoma.
È vero: chi da Jonio è diretto a Ostia non dovrebbe più affrontare un cambio obbligato. Ma tale vantaggio è annullato dalla nuova rottura di carico per i passeggeri diretti da Jonio a Laurentina che dovrebbero scendere e cambiare treno, così come avviene oggi per la direzione mare.
Ma il peggio riguarda le frequenze: instradare la Lido sulla B vuol dire tarparle le ali. Infatti, la linea non potrebbe mai arrivare al vero potenziale da metropolitana, dovendo comunque alternarsi alla B nel tratto comune. Portandola a Jonio ci si troverebbe quindi nella paradossale situazione di rinunciare per sempre a un obiettivo pieno (frequenza di tre minuti da Ostia) in cambio di un blando miglioramento rispetto alla situazione attuale.
Il tentativo in atto è quindi di ovviare a un problema di adeguamento tecnico con un espediente che, rimescolando l’esistente, incide in modo pesante sulle potenzialità infrastrutturali della città. Rischiando di pregiudicare opzioni ben più efficaci, qualora venissero dismessi binari e sedime della Roma Lido tra EUR Magliana e Piramide.
Il problema delle frequenze va risolto infatti ammodernando elettrificazione e parco treni, adeguando banchine e sagoma e assegnando al servizio della linea B e della Lido quelle caratteristiche da metropolitana che non hanno mai pienamente espresso.
Come noto, il progetto Metrovia prevede anche la trasformazione della Roma Lido in metropolitana (M9) con l’aggiunta di ben 10 nuove fermate. Ma non si ferma qui. Abbiamo avanzato anche l’idea di estendere il percorso – in sotterranea – da Piramide fino a piazzale Flaminio.
Si tratta di un’opportunità assai interessante sotto molti punti di vista, perché a fronte di soli 4 km di scavo mette sulla bilancia una serie di vantaggi di indubbio rilievo
1. Un nuovo asse Nord-Sud per la Capitale
Grazie allo scambio fra Roma Lido e Roma Nord (rispettivamente M9 e M8 nel sistema Metrovia) a piazzale Flaminio si ottiene un collegamento veloce su ferro che corre lungo tutto l’asse nord-sud della Capitale, da Montebello a Ostia. Un connettivo diametrale oggi assente, eppure essenziale come corridoio verticale di mobilità efficiente, capace di snellire il traffico sulla tangenziale est e sui Lungotevere.
Naturalmente la Roma Lido non potrebbe incanalarsi sulla Roma Nord, a causa del dislivello tra le due linee e dell’attuale costruzione della nuova stazione a piazzale Flaminio. Ma Flaminio diventerebbe il nodo di scambio tra le due linee, oltre che con la linea A (M1) e con il servizio tranviario.
2. Una metropolitana per il centro storico
Quattro nuove fermate, che interessano aree non servite, favorirebbero finalmente un’accessibilità sostenibile al cuore della città: Marmorata, Foro Boario, Venezia, Augusto Imperatore. Stazioni pensate a ridosso di aree già oggetto di sventramenti negli anni ’30 o di interventi previsti per altre linee.
3. Effetto rete
Il prolungamento proposto scambia, oltre che con la Roma Nord (M8), anche con tutte le linee ipogee esistenti: MB (M2) a Piramide, MC (M3) a Venezia, MA (M1) a Flaminio. Così si connette veramente la città.
Il prolungamento della M9 da Piramide a Flaminio è dunque un intervento senza dubbio coraggioso, perché passando per il centro dovrebbe confrontarsi con gli scogli archeologici.
Ma è altresì un intervento assai contenuto, in considerazione della relativa brevità del nuovo tracciato. E di grande impatto, perché in tempi ragionevoli porterebbe un beneficio più che sensibile al centro storico. Riduzione della congestione del trasporto su gomma e distribuzione del carico di Metro A, sempre più in affanno con le adduzioni da Metro C. Inoltre lascerebbe aperta la porta a ulteriori prolungamenti futuri lungo via Flaminia.
E allora, conviene davvero perdere tempo, denaro e binari per fare una metro E fino a Jonio, che non ci sposta una virgola, in termini di copertura del territorio? Crediamo di no. Ragioniamo piuttosto sul prolungamento Piramide-Flaminio.